25 marzo 2006

Le tue e le mie sensazioni


Ti ha particolarmente colpito un vino? Vuoi condividere le tue sensazioni degustative con la comunità di Alla corte di Bacco? Cosa aspetti allora !! Posta un commento.

24 marzo 2006

Azienda F.lli Tedeschi


La famiglia Tedeschi è giunta alla quinta generazione attiva in campo vitivinicolo in Valpolicella. Il capostipite fu, nel 1824, Nicolò Tedeschi, che stipulò il primo atto d'acquisto d'alcuni vigneti e fu, alla sua epoca, un autentico personaggio, di riconosciuta capacità e statura morale. Anche per tutti gli altri successori la vite ed il vino furono la loro vera ragione di vita ed un modo di tenere alto il buon nome ed il prestigio della famiglia. Lorenzo Tedeschi, ad esempio, simpaticamente soprannominato "damigiana" perché sempre indaffarato a trasportare con il carretto damigiane di vino, quindi Riccardo Tedeschi, considerato dagli abitanti di Pedemonte come un vero e proprio patriarca, e così lungimirante da decidere d'acquistare, già nel 1918, considerandoli come due cru d'elezione, i vigneti di Monte Fontana e di Monte Olmi. Il suo lavoro venne poi proseguito dai due figli Silvino e Renzo, il primo tutto dedito alla cura meticolosa della vigna, il secondo impegnato a portare avanti ed impersonare, insieme alla moglie Bruna, lo "stile Tedeschi", facendo conoscere l'azienda familiare in Italia e nel mondo. E ad introdurre, lui vignaiolo quanto mai rispettoso della migliore tradizione, attento a quel patrimonio d'antica esperienza e sapienza contadina rappresentato dalle lune che crescono e che calano e che vanno sempre rispettate all'epoca dell'imbottigliamento, dai segnali impercettibili lanciati ogni anno dalla vigna, quegli elementi innovativi e razionali, in grado di rendere ancora migliori i suoi vini. La più recente generazione dei Tedeschi è oggi rappresentata dai figli Antonietta, Sabrina e Riccardo, la prima responsabile delle vendite in Italia e nell'amministrazione, la seconda, tecnologo alimentare per anni ricercatrice all'Istituto di San Michele all'Adige, impegnata nella ricerca e nello sviluppo, mentre Riccardo, enologo, oltre ad occuparsi della produzione cura le vendite all'estero. Trascorsi 180 anni circa da quando Nicolò decise che la famiglia dovesse occuparsi di vino e di essere proprietaria di vigneti in Valpolicella, lo spirito dei Tedeschi non è cambiato: sono giustamente più che mai convinti che ogni vino debba essere non solo il più buono possibile, ma il più personale che sia consentito, e avere un proprio stile ed un carattere distintivo ben distinguibile, un vero e proprio "marchio Tedeschi". Per conseguire quest'obiettivo cercano in ogni fase, in vigneto ed in cantina, di assecondare al massimo la natura, senza pensare mai di potersi sostituire in qualche modo a lei e alle sue leggi. Nel recente mese di marzo ho avuto il piacere di conoscere personalmente la Sig.ra Antonietta, che mi ha trasferito sensazioni e profumi della Sua terra. Voglio condividere con Voi l'emozione provata nel leggere una E-mail inviata proprio da Antonietta al Suo rientro in Valpolicella :

"desidero ringraziarVi per la splendida ospitalità che mi avete riservato durante la mia visita a Gragnano: mi ha fatto molto piacere conoscerVi e poter vedere quanto è ben collocato il vino della mia famiglia. La professionalità è sempre frutto di tanto lavoro e di tanta dedizione al proprio lavoro: da Voi sicuramente non manca. Al piacere di poterVi rivedere in Valpolicella, dove sarete miei graditi ospiti, Vi saluto cordialmente."
Antonietta Tedeschi

21 marzo 2006

Tenores : un grande cannonau

Perché questo nome? Il Canto a Tenores in Sardegna è potente e irruente ma allo stesso tempo dolce ed armonioso: come questo vino appunto. È un’espressione di potenza ed eleganza di un territorio. E’ il classico Cannonau di Sennori che non ha accettato compromessi. Va bevuto intorno ai 13/15° C, dopo averlo ossigenato. Interessante è seguirne l’evoluzione ossidativa. Ben accompagna tutti i tipi di selvaggina da pelo e da piuma. Da bere col cinghiale selvatico in bianco e con le zuppe ben asciutte o minestroni.
E Voi, cosa ne pensate?

Kratos : il fiano di Paestum

Il Kratos di Luigi Maffini. Il suo nome deriva dal greco e significa "Potere". Un'arroganza di immagine che graffiava il fiano più delicato, quel bianco soave di Maffini, allevato dolcemente dalle brezze. Viene da una terra arida di sole, spazzolata da venti di mare. San Marco di Castellabate. Sette ettari di vigneti a bassa quota. I fratelli del Kratos sono diversi e lontani, sulle colline dell'Irpinia, dove il fiano nasce tra i castagni e l'Ofanto. Nella sua levità è un gigante: lento e morbido nel bicchiere, 13 gradi, giallo oro stinto, profumi di erbe aromatiche e miele. Bel traguardo per il contadino tecnologico arrivato tardi alla prima bottiglia e presto al successo. Nel '97 Luigi Maffini, appena laureato, lanciava Cenito conquistando Livio Panebianco, e un pezzetto d'America. Il mercante italiano di New York ancora importa i vini di Maffini, l'agronomo dalle doppie passioni, ha lasciato l'elettronica per l'agraria, la vela per la terra, il mare per le viti di fiano (Kratos) ma anche di piedirosso e sangiovese che offrono l'altra nobilissima etichetta, quella del Kleos (dal greco, fama). L'influenza del giovane maestro Luigi Moio, ma anche le folgorazioni degli studi di Portici, infine la conoscenza della Borgogna che specializza i giovani enologi italiani come Houston i cardiologi: c'è tutto questo dietro Maffini, l'ormai emerso signore del fiano che predica lezioni di saggezza moderna: cura maniacale della vigna e rispetto dell'uva in cantina. I segreti del marinaio che gira il mondo con una bottiglia.

Dietro le quinte